Spazzacamino,
spazzacamino!
Ho freddo, ho fame,
son poverino:
in riva al lago,
ove son nato,
ho la mia mamma
abbandonato.
Come l’augello
che lascia il nido,
per guadagnarmi
qualche quattrin:
E tutto il giorno vo’
attorno, e grido:
“Spazzacamino,
spazzacamin”.
Quando in ogni paesello
l’inverno viene
e la neve il suo mantello
distende pian piano
abbracciando
il mio fardello
di cenci e pene
sospirando il ritornello
me ne vado lontan.
Quando è bianco
lo spazzacamino?
Un poco alla festa,
un poco al mattino.
Tutto il giorno se ne va
per paesi e per città,
in casa dei ricchi
e dei poveretti,
su per le cappe
e per i tetti
con le mani e
con i ginocchi:
di bianco gli resta
il bianco degli occhi.
Ormai da ani pa
le nostre strade
no se lo vede pi'
a passar
col so vecio caret
a do rode,
co sora un fass
de spinsero,
dó corde, e strassi
par netar i camin.
I gera sempre in dó,
par e fiol ;
ultimamente i vegnea
in bicicletta
co le rode piene,
fate de sion,
sul portapacchi
un grosso zaino
co' dentro le so
reative impreste
Un omino piccolino si calava dal camino
tutto sporco come pece
se ne andava nel paese.
Una notte nera, nera
mentre andava piano, piano
a pulire un bel camino
incontrò un buon vecchino.
”Cosa fai spazzacamino?”
domandò il vecchiettino
”Io lavoro, anche stanotte
forse fino a mezzanotte!”
Il vecchietto intenerito
invitò il suo nuovo amico
sulla slitta assieme a lui.
Ogni notte di Natale
sulla slitta se ne sta
con le renne e il buon vecchino
anche lui, spazzacamino!
Ora il mondo può vedere
i bambini salutare e per giunta
con la neve anche lui potrà giocare!
Io so i colori dei mestieri:
sono bianchi i panettieri,
s'alzano prima degli uccelli
e han farina nei capelli;
sono neri gli spazzacamini,
di sette colori
son gli imbianchini;
gli operai dell'officina
hanno una bella tuta azzurrina
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